Aveva tanta voglia di esplorare e si intrufolava ovunque fosse possibile. La sua allegria contagiava ogni pianta che lambiva, ogni bestiola che dissetava; salutava tutti con la sua risatina gorgogliante e fuggiva via.
Era felice di scorrere ammirando alberi resi rigogliosi dalla sua acqua e di rubare i colori ad ogni oggetto che in esso si specchiava.
Così fresco e ridente sembrava che fosse amato da tutti.
Egli però aveva un suo amore segreto.
Non osava raccontarlo a nessuno per timore di apparire sciocco e continuava a scorrere ora velocemente, ora lentamente.
A volte si distendeva quieto, quasi per riposare; e allora non faceva altro che pensare al suo amore lontano e diventava così quieto in modo da rubare l’immagine di lei e nasconderla nel suo piccolo specchio d’acqua limpida.
Aspettava il suo arrivo durante il giorno assolato, fremeva leggermente appena lei appariva di notte al chiarore lunare.
Le sussurrava il suo canto d’amore disperato e lei sembrava ascoltarlo estasiata.
Malinconico e lento riprendeva il suo fluire, ma nel suo cuore non c’era che lei.
Cominciò ad apparire sempre più scarno, come ammalato.
I bimbi, che giocavano a lanciare sassi, si chiedevano cosa stesse accadendo, ma approfittavano della situazione immergendo i piedini nell’acqua senza alcun timore.
Gli alberi chinavano le chiome per sussurrargli di riprendersi, di continuare a scorrere e a cantare.
Gli amanti non si baciavano più lungio le sue rive.
Il piccolo ruscello ormai era gravemente ammalato, ma si accorgevano del suo male soltanto coloro che avevano sete.
Un giorno il sole, levandosi, illuminò un piccolo sentiero tortuoso, fatto di sassi levigati.
In mezzo ai sassi, detriti e rifiuti abbandonati da chi non aveva saputo amare quell’acqua limpida.
Il ruscello aveva seguito il suo cuore: da troppo tempo aveva guardato il cielo, aveva sognato di farvi parte, sentiva che quella era la sua meta e lì avrebbe incontrato l’amore che aveva sempre desiderato e sognato.
Adesso tutta la sua acqua, che pure aveva nutrito e dissetato tanti, non c’era più, si era trasformato in una nuvola, per amore di una nuvola…
Cecilia Corona
Era felice di scorrere ammirando alberi resi rigogliosi dalla sua acqua e di rubare i colori ad ogni oggetto che in esso si specchiava.
Così fresco e ridente sembrava che fosse amato da tutti.
Egli però aveva un suo amore segreto.
Non osava raccontarlo a nessuno per timore di apparire sciocco e continuava a scorrere ora velocemente, ora lentamente.
A volte si distendeva quieto, quasi per riposare; e allora non faceva altro che pensare al suo amore lontano e diventava così quieto in modo da rubare l’immagine di lei e nasconderla nel suo piccolo specchio d’acqua limpida.
Aspettava il suo arrivo durante il giorno assolato, fremeva leggermente appena lei appariva di notte al chiarore lunare.
Le sussurrava il suo canto d’amore disperato e lei sembrava ascoltarlo estasiata.
Malinconico e lento riprendeva il suo fluire, ma nel suo cuore non c’era che lei.
Cominciò ad apparire sempre più scarno, come ammalato.
I bimbi, che giocavano a lanciare sassi, si chiedevano cosa stesse accadendo, ma approfittavano della situazione immergendo i piedini nell’acqua senza alcun timore.
Gli alberi chinavano le chiome per sussurrargli di riprendersi, di continuare a scorrere e a cantare.
Gli amanti non si baciavano più lungio le sue rive.
Il piccolo ruscello ormai era gravemente ammalato, ma si accorgevano del suo male soltanto coloro che avevano sete.
Un giorno il sole, levandosi, illuminò un piccolo sentiero tortuoso, fatto di sassi levigati.
In mezzo ai sassi, detriti e rifiuti abbandonati da chi non aveva saputo amare quell’acqua limpida.
Il ruscello aveva seguito il suo cuore: da troppo tempo aveva guardato il cielo, aveva sognato di farvi parte, sentiva che quella era la sua meta e lì avrebbe incontrato l’amore che aveva sempre desiderato e sognato.
Adesso tutta la sua acqua, che pure aveva nutrito e dissetato tanti, non c’era più, si era trasformato in una nuvola, per amore di una nuvola…
Cecilia Corona
questo post è una sorta di speranza sottile...
RispondiEliminaAzi
Spero non fosse una nuvola di smog...
RispondiEliminaIl palombaro
ma il racconto è moooolto carino! e, come nei gialli, chi è l'amore si scopre solo alla fine :-)
RispondiEliminaè dolcissima questa storia, grazie!
RispondiEliminaBlue
Una fiaba bellissima, raccontata con grazia riecchieggia situazioni così frequenti negli amori umani...
RispondiEliminaimpossibile non complimentarsi con te!
Una bella favola, ben raccontata, con dolcezza, che indulge, tuttavia, alla riflessione.
RispondiEliminaCiao. Ilia
Gocce di speranza, inseguono la vita.
RispondiEliminaCiao splendida creatura un abbraccio
Perchè custodire al buio un sogno tenero, temendo il mondo, temendo che il mondo lo distrugga, temendo che il mondo lo insozzi, è forza silenziosa...l'amore rende l'immortalità, anche a chi non ci crede. E solo una nuvola...è Tutto.
RispondiEliminadavvero bello: tre minuti di profumo di semplicità...da respirare piano...
contraddiction
come stai?
RispondiEliminaciao :)
Delicatissima anima sei sempre in vacanza? Buon divertimento, ciao a presto
RispondiEliminaUn tenero abbraccio
signorina,
RispondiEliminasono appena tornata a casa...
che bella storia, dolce e triste
le lascio un abbraccio per il suo ritorno
baci
marietta
Ciao, mi manca la tua sottile speranza
RispondiEliminaciao Azi grazie, hai ragione... è una speranza sottile
RispondiEliminaNeplan, non è una nuvola di smog, ma una nuvola leggera, un tocco di colore nell'azzurro del cielo, un pugno di sogni e di riflessioni distaccate...
RispondiEliminagrazie Peter e Blue, un abbraccio
RispondiEliminaHyeronimus, ilianetto... grazie per il commento e... un pensiero affettuoso
RispondiEliminale tue parole, contraddiction, sono davvero molto belle, grazie per la visita.
RispondiEliminabentornata signorina marietta, ricambio l'abbraccio.
RispondiEliminaciao Sulfureo, le tue parole sono sempre così gentili, sai scoprire in me quello che spesso dimentico di me stessa...
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